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Una delle professioni: il tecnologo alimentare

Parola all'esperto

Il tecnologo alimentare è una figura che unisce le competenze del settore food con quelle della chimica e, della tecnologia.. Tra le posizioni lavorative ricoperte, spesso, ci sono ruoli di responsabilità del settore agroalimentare: il tecnologo alimentare si occupa, infatti, di aspetti tecnici, legislativi e gestionali e per questo ha il compito di supervisionare la qualità, la sicurezza e la sostenibilità delle aziende. Per esempio, molte offerte di lavoro dedicate al Tecnologo alimentare riguardano la gestione del processo di trasformazione di una materia in un prodotto finito, lo studio e la creazione un nuovo alimento, la cura dell’intera filiera produttiva. Può anche analizzare i prodotti alimentari, occuparsi di ricerche di mercato, studiare come recuperare i sottoprodotti dell’azienda e così via.

La laurea di riferimento è quella in Scienze e Tecnologie Alimentari
Tra le materie oggetto di studio, troviamo: chimica degli alimenti, degli aromi, degli additivi, alimentazione e nutrizione umana, marketing agro-alimentare, legislazione alimentare, progettazione e gestione degli impianti e dei processi, economia politica, qualità e sicurezza alimentare..

Piacere, sono un tecnologo alimentare!

Colloquio Tecnologo

Per scoprire i diversi compiti che svolge il tecnologo alimentare nelle aziende… siamo andati a trovarne uno. Anzi, una.

 

Qual è stato il tuo percorso di studi?
Sono un perito chimico. Sin dalle superiori mi sono accorta di avere un forte interesse per la chimica applicata all’alimentazione, così mi sono poi iscritta alla facoltà di Scienze e Tecnologie Alimentari.

Quali materie hai studiato?
La formazione di base ha compreso materie quali matematica, fisica e tanta chimica (organica, analitica, fisica).

È necessario avere una particolare attitudine o passione, per diventare tecnologo alimentare?
Questa professione possiede tante sfaccettature alle quali ci si può appassionare e dà la possibilità di incontrare tanti “mondi” diversi. Penso, per esempio, alle microbiologie, oppure agli impianti e ai processi di produzione.

Quali sbocchi professionali hai valutato?
La nostra è una facoltà a metà tra i chimici e gli ingegneri. Solo il tecnologo alimentare ha però la possibilità di vantare una visione a 360°, che spazia tra la materia prima e il prodotto finito. Possiamo occuparci di: assicurazione qualità, ricerca e sviluppo, industrializzazione dei processi, microbiologica, normative.

Operativamente quali ruoli può svolgere il tecnologo alimentare nelle aziende sia italiane sia straniere?
Tantissimi. Può lavorare in produzione, dunque occuparsi del controllo qualità del processo, avere la supervisione dei controlli stessi; curare la qualità finale del prodotto. Può essere impegnato nella ricerca, ma anche nelle vendite, specie se sono richieste competenze particolari che devono essere espresse con precisione ai buyer dei clienti.

Puoi fare un esempio?
Supponiamo che un’azienda debba produrre un nuovo biscotto. Il tecnologo alimentare ha il compito di conoscere le informazioni relative al processo produttivo, ma anche agli ingredienti necessari, che devono essere sottoposti ad azioni meccaniche e termiche e devono mantenere inalterate le loro proprietà, e avere anche conoscenza della stima dei costi.

Tu di cosa ti occupi?
Io lavoro in una multinazionale che studia e produce aromi e fragranze. Il mio ruolo si definisce: “Product Safety and Regulatory Affairs”. In pratica, verifico che i nostri prodotti siano “compliant”, ossia “aderenti” alle normative dei prodotti usati nell’industria alimentare. Inoltre, il mio team verifica sempre che tutto ciò che viene sviluppato internamente all’azienda sia etico.

Chi sono i vostri clienti?
La divisione Aromi ha come clienti le aziende dell’industria alimentare.

Quanto tempo occorre per creare un nuovo aroma?
La risposta è un po’ complessa, perché entrano in gioco molte variabili. Supponiamo si debba creare un nuovo aroma per caramelle. Innanzitutto, occorre raccogliere il brief presso il cliente (ossia capire che gusto desidera); una volta recepita la richiesta, il brief viene portato al flavourist, ossia colui che ha il compito di definire il nuovo aroma, con tanto di profilo sensoriale. L’aroma viene provato nei laboratori e assaggiato, poi sottoposto al cliente, che esegue i test con le sue materie prime. Se viene dato l’ok si procede, altrimenti si ricomincia. Prima di andare in produzione, viene eseguita la cosiddetta “prova industriale”, per verificare che i macchinari e gli ingredienti siano compatibili. Tutto questo processo può durare da qualche settimana a mesi interi. Bisogna tenere conto che i prodotti devono essere consegnati al consumatore finale sempre nel giusto periodo, occorre dunque ragionare a ritroso in modo da non “bucare” la consegna. Per esempio, se si vuole creare un nuovo gusto di gelato, l’aroma deve essere pronto per l’autunno, in modo che la produzione sia avviata per la primavera, quando inizia la bella stagione e le persone iniziano a voler consumare il prodotto.

Quali sono gli aspetti del tuo lavoro che ami maggiormente?
Poter apprezzare la collaborazione di tutta la filiera agroalimentare. Credo che la collaborazione tra chi produce ingredientistica specialistica e chi dà vita al prodotto finito sia fondamentale e porti a lavorare in modo sicuro e trasparente. È importante ribadire che mai l’industria ha l’intento di imbrogliare il consumatore: operare nel rispetto di tutti i player è una garanzia ulteriore che questo non avvenga.

Del mio lavoro amo poi la collaborazione, anche internazionale, tra le associazioni di aziende portatrici degli stessi obiettivi, nonché la collaborazione con i clienti. Infine, credo che sia necessario sempre mettere passione nel proprio progetto lavorativo; superare gli eventuali ostacoli e avere la certezza che si sta facendo qualcosa di buono e interessante.

Per scoprire le altre figure che lavorano nell'industria chimica (sono davvero tantissime!) visita 

                       Chimica buona scelta

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