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Parliamo dell’industria alimentare…

I pericoli chimici alimentari

Se usata in modo appropriato, la chimica non è né dannosa, né pericolosa. Il ragionamento vale per tantissime situazioni-materiali con cui si entra in contatto nel quotidiano: i giocare ai videogame non è dannoso, di per sé, ma cosa succede se si gioca per 20 ore di fila? Il cioccolato è ottimo, ma cosa succede se ne viene consumato un chilo in un giorno solo?

La chimica nell’alimentazione è regolata da un numero importante di leggi e tantissimi controlli che aiutano le aziende e i ricercatori a utilizzarlo in modo sicuro.

L’industria chimica, nei decenni, ha imparato a gestire i prodotti e i materiali in modo da non creare danni a chi li utilizza e all’ambiente. Questa scienza è ancora adesso in evoluzione, impegnata a migliorare se stessa e a gestire i cambiamenti e gli impatti che genera. “Responsabilità” è la sua parola d’ordine.

L‘industria punta solo al proprio interesse?

Le aziende hanno come obiettivo il profitto, inteso non come semplice guadagno economico, ma come insieme di benefici che coinvolgono tutti (si pensi al benessere sociale generato dal lavoro). L’industria chimica mette a disposizione dei clienti e delle persone soluzioni e prodotti, strumenti e servizi che migliorano le nostre condizioni di vita.

L’interesse economico non è in contrapposizione con il benessere generale (certo occorre sempre riferirsi ad aziende virtuose). A maggior tutela di dipendenti e clienti vi sono, nel settore chimico così come in tanti altri, norme che le aziende devono seguire, che tutelano ad esempio la sicurezza e salute sui luoghi di lavoro o la tutela dell’ambiente.

È vero che le imprese non si interessano della salute dei consumatori e non hanno a cuore la salute del pianeta?

Se ciò fosse vero, le industrie sarebbero realtà guidate da folli e scollegate dalla realtà. L’industria, nel nostro Paese, è attentissima a seguire le normative vigenti, sia italiane sia europee, a volte anche in forma maggiormente stringente, in modo da porre i giusti paletti per evitare possibili rischi. Le imprese devono rispettare queste regole, sia per la sicurezza del consumatore, che per la salvaguardia del personale e dell’ambiente tutto (si pensi all’attenzione nei confronti delle emissioni di gas in atmosfera o alla gestione dei rifiuti, o al consumo di acqua). Obiettivo a lungo termine è sempre “cercare di fare meglio”, ma la base di partenza è già buona, basti ricordare che in Europa sono tantissime le norme che si occupano del settore alimentare: dalla normativa generale sugli alimenti (Reg. 178/2002), ai Regolamenti sull’igiene (852, 853, 854/2004); dalle norme sugli ingredienti specialistici (additivi, aromi e enzimi, Regolamenti 1332, 1333, 1334 del 2008) all’etichettatura (Reg. 1169/2011), fino alle varie normative specifiche per differenti tipologie di alimenti.

industria alimentare

Non tutti i Paesi sono uguali

La normativa, anche alimentare, non è identica per tutti i Paesi del mondo. Per esempio, in Europa è basata sul Regolamento 178/2002 che definisce la sicurezza alimentare comunitaria e al quale tutte le normative di settore devono fare riferimento. Tutti gli Stati membri seguono questo Regolamento, grazie al quale siamo certi che le produzioni europee abbiano vincoli di sicurezza, controllo e garanzia molto alti.

Inoltre il sistema di allerta rapido europeo per alimenti e mangimi RASFF - Rapid Alarm System for Food and Feed è stato creato per diffondere rapidamente tra i paesi europei le informazioni sui prodotti che arrivano alle frontiere comunitarie e non rispondono alle nostre normative, per bloccare e impedire la circolazione di prodotti non conformi.

Non tutti i Paesi sono uguali

È meglio fare la spesa al supermercato o nel negozio sotto casa?

Indipendentemente dal luogo in cui sono venduti, i prodotti, per essere commercializzati, devono rispondere a identiche norme di sicurezza. Tutti gli operatori, dalla bottega all’ipermercato, si devono comportare nello stesso modo, per quanto attiene per esempio le norme igieniche, il mantenimento della catena del freddo, le norme legate al trasporto. Tutte queste realtà, dalla più piccola alla più grande, sono tra l’altro sottoposte a severi regimi di controllo da parte delle autorità preposte. Poi, come è giusto che sia, la scelta dei prodotti da acquistare e di dove comprarli spetta al consumatore.

dove comprare alimenti

Cosa si intende per contraffazione alimentare?

Un prodotto contraffatto è un prodotto che non è a norma e che è stato concepito volontariamente in questo modo. Spesso però si accomuna un’azione fraudolenta (singola) con l’utilizzo di ingredienti leciti. Se utilizzo un colorante illegale (per esempio non destinato agli alimenti ma al tessile) compio una pericolosa frode. Ma questo non significa che l’uso dei coloranti alimentati (controllati e autorizzati dalle norme) sia lo stesso tipo di pratica.

Le aziende che operano nella legalità rispettano le norme e gli standard europei, dunque si può stare tranquilli. Inoltre i controlli sono davvero numerosi, per cui anche coloro che intendono truffare– e purtroppo gli alimenti confezionati si prestano alle contraffazioni – vengono facilmente smascherati. Nel 2016, per esempio, dalle Autorità sono state controllate (fonte: Ministero della Salute, Relazione vigilanza e controllo degli alimenti e delle bevande in Italia):

  • 275.382 unità operative (impianti e attrezzature dei locali, strutture e mezzi di trasporto): il 19,7% ha mostrato infrazioni durante le ispezioni.
  • Sono state anche effettuate oltre 99 mila analisi: 931 sono risultate “non conformi” (pari allo 0.94% del totale).

Molti credono che le maggior parte delle non conformità rilevate nei prodotti siano dovute all’uso di ingredienti vietati (per esempio di prodotti chimici al posto di quelli non di sintesi). Invece, le analisi attestano che la colpa non è dei prodotti, ma di quanto accade loro una volta che escono dall’industria.

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